Con la sua straordinaria grazia e risonanza, l'epopea politica vincitrice del premio Pulitzer, "Angels in America”, arriverà al Berkeley Repertory Theatre il prossimo aprile. Dalla sua apparizione originale e debutto a San Francisco quasi 30 anni fa, il dramma - uno spettacolo in due parti, più di sette ore sull'epidemia di AIDS - rimane ancora in prima linea nel teatro politico americano. Una tragicommedia mistica e avvincente, "Angels in America" ha luogo nel 1985 a New York City, e segue le vicende di Prior Walter e del suo compagno, Louis Ironson, dopo che Prior rivela di avere l'AIDS.
I recenti revival dello show hanno attirato l'attenzione internazionale su Broadway e il West End, con attori del cinema come Andrew Garfield e Lee Pace che hanno assunto il ruolo di Prior.
Nella prossima produzione del Berkeley Rep di entrambe le parti - "Millennium Approaches" e "Perestroika" - Randy Harrison sale a bordo interpretando il ruolo di Prior.
"Conosco e ho amato lo spettacolo sin da quando è uscito... Ho sempre voluto avere l'opportunità di essere Prior", Harrison ha detto al The Daily Californian durante un'intervista. "E’ la prima volta che mi esibisco in questo ruolo."
Originariamente Harrison sognava di interpretare Prior quando aveva 15 anni, poco dopo che "Millennium Approaches" fu pubblicato per la prima volta nei primi anni '90. Da adolescente, ha letto la sceneggiatura quando gli fu inviata per via di un abbonamento fatto ad una compagnia teatrale. Nel 1995 l'ha visto due volte a New York.
Il suo personaggio in "Angels in America" sperimenta una crisi mentale profonda. Prior dice al suo partner Louis di avere delle lesioni sul corpo, e Louis, soffocato dalla paura, scappa via. Da solo, Prior inizia a sperimentare le allucinazioni profetiche da parte di un angelo, che si rivolge a lui con visioni ardenti sulla fine dei tempi. Eppure, se pur in pieno terrore, Prior esercita il suo cuore d'oro.
"Non ho mai interpretato una persona che lotta con l’enormità di cose che deve affrontare lui", ha detto Harrison. "La sua malattia, l’abbandono, la sua visione degli angeli e del profeta - il modo in cui lui gestisce il tutto questo è così intelligente, sagace, empatico, divertente e aggraziato, pieno di vita e di speranza".
Harrison interpreterà il ruolo accanto a Stephen Spinella, che ha vestito i panni di Prior nella produzione originale all’Eureka Theatre di San Francisco nel 1991. Spinella ora interpreta il cattivo della storia, Roy Cohn, l'avvocato della vita reale in linea con le politiche del maccartismo durante l'amministrazione Reagan. Secondo Harrison, Spinella ha interpretato Prior per cinque anni. "L'ho visto nell'originale (produzione) due volte, ed è stata una performance indelebile", ha detto Harrison.
Spinella non è l'unico membro del cast originale che torna allo show. Tony Taccone, direttore artistico del Berkeley Rep e direttore della loro produzione di "Angels in America", partecipò alla prima apparizione originale dello spettacolo all’Eureka Theatre. Riflettendo su questo, Harrison ha osservato: "Penso che sia come un ritorno a casa".
Lo spettacolo suscita indignazione per il nazionalismo ipocrita di un paese nato dagli immigrati, puntando il dito contro il sistema giudiziario americano corrotto e sollevando l'allarme sul riscaldamento globale prima che venisse raggiunta una diffusa consapevolezza pubblica. Si centra sulle conseguenze di un regime politico che ha propagandato gli incontaminati valori americani, pur offrendo in modo subdolo politiche che sono state assolutamente omicide.
Sarebbe impossibile descrivere l'impatto delle recenti produzioni di "Angels in America" senza affrontare i parallelismi di quest’opera con il clima politico di oggi. "Angels in America" riesce ad essere sia senza tempo che tempestivo, anche se il suo argomento è così radicato nella specificità storica.
"Le persone che non conoscono lo spettacolo saranno sbalordite dal fatto che sia stato scritto quando lo è stato... La gente capirà i pericoli di quando le comunità emarginate vengono ignorate o denigrate o rese capro espiatorio, e le profonde ripercussioni di quel tipo di comportamento", ha detto Harrison. “Quest’opera è stata preziosa per me, in quanto omosessuale, nel mostrarmi come sia cambiata la nostra relazione con l'AIDS".
Harrison è entusiasta di affrontare "Angels in America", anche per la sua monumentale difficoltà di produzione, per le date, le tempistiche e gli aspetti tecnici. "Penso che sia uno spettacolo molto importante, sia personalmente sia per tutto ciò che rappresenta per il teatro americano", ha detto. "Tony, il regista, il cast - lo stiamo facendo tutti insieme. Sono temi così grandi da affrontare e su scala enorme, ma siamo tutti coinvolti. Non mi sento solo."
"Angels in America" si apre con una maratona, in due parti il giorno 28 aprile, alternando le esibizioni di "Millennium Approaches" e "Perestroika" e sarà in scena fino a giugno.
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Scritta da Sarah Goldwasser - Tradotta da Claudia - Redatta da Marcy