17 agosto 2009
Di: Charles Giuliano
Fonte: BERKSHIREFINEARTS
Tradotta da: Simona
Redatta da: Marcy

Gallery by Charles Giuliano: Opening 15 agosto 2009

Ghosts
di: Henrick Ibsen
Adattamento originale di: Anders Cato e James Leverett
Diretto da: Anders Cato; Scenografia: Lee Savage; Costumi: Olivera Gajic; Luci: Tyler Micoleau; Resident Musiche e suono: Scott Killian; Dramaturg, James Leverett; Assistente regista: Julia Harman Cain.
Cast: David Adkins (Pastor Manders), Mia Dillon (Helene Alving), Johnathan Epstein (Engrstrand), Tara Franklin (Regine Engstrand), Randy Harrison (Osvald Alving)
Berkshire Theatre Festival
Main Stage
Stockbridge, Mass.
dal 12 al 29 Agosto, 2009

La rappresentazione di "Ghosts" di Henrick Ibsen al Berkshire Theatre Festival è quanto di meglio si potesse avere. Tutti gli elementi si amalgamano – un cast brillante, un nuovo e scorrevole adattamento del testo del 1881, una regia meticolosa, costumi perfetti, un set spartano ed evocativo – creando uno dei migliori spettacoli main stage della stagione del Berkshire theatre.



Con la sua intensa attenzione psicologica, il pungente attacco alla religione e all’ipocrisia della società e la taciuta piaga della sifilide congenita, Ghosts di Ibsen si presenta come una poco allettante serata teatrale. E’ merito della regia di Anders Cato, e un testo rivisitato che si adatta alle orecchie dei contemporanei , che ci siamo ritrovati incollati alle sedie senza mai un momento di stallo o una distrazione.

Sin dal primo momento della rappresentazione questo spettacolo è apparso perfetto. C’è l’austerità e riservatezza d’ emozioni che è la caratteristica delle persone del Nord. La loro è una cultura basata sull’angoscia secondo la quale il bicchiere è perennemente mezzo vuoto e si è resa questa idea con un set spartano , spoglio. Il retro del palco è costituito da una parete traslucida come mezzo per la luce e l’ombra. Letteralmente “fantasmi”. Il riferimento alla pioggia è stata ricreato da un costante flusso d’acqua che scorreva lungo i muri e intorno alle cornici delle porte e delle finestre. Sia il set e i mobili di Lee Savage che i costumi di Olivera Gajic erano privi di colore. Sostituito da un austero chiaroscuro e diverse gradazioni di grigio. Questo significa che ci doveva essere poco se proprio nessun calore o passione sanguigna.

Il fulcro del dramma è racchiuso nel personaggio di Osvald (Randy Harrison) l’artista , libero pensatore bohemien che è appena tornato, malato terminale, da Parigi. Solo a vederlo ci si rende conto della sua diversità. Messo a confronto con la chiara moderazione e i netti contorni degli altri personaggi Osvald è trascurato e sciatto. Il suo aspetto trasandato peggiorerà man mano che lo spettacolo andrà avanti. Osvald è la wild card (ndt. il fattore imprevisto, l’elemento che crea scompiglio) del dramma, che si burla dei contenuti e freddi valori morali cristiani della società nordica. I quali sono racchiusi nel presuntuoso, inflessibile personaggio del Pastore Manders (David Adkins) Ricreato con cadenzata precisione in una magnifica performance da Adkins. Un odioso Pastore Manders fino al midollo.

Ad un pubblico contemporaneo il Pastore Manders appare chiaramente come un fanatico fondamentalista troppo trasportato dalla sua cieca fede per avere anche solo un pizzico di buon senso, discernimento o compassione. Di certo questo è un suo tragico difetto, e come Edipo, lo stesso retto Pastore è trascinato in basso dagli inflessibili ideali morali. Sebbene l’assurdità di Manders sia così ovvia al giorno d’oggi non era così per il pubblico del tempo. Questo spettacolo, quando apparve per la prima volta, era talmente offensivo che la sua premiere non avvenne nella nativa Norvegia di Ibsen , nemmeno in Scandinavia, ma a Chicago. Ed è stata portato in scena la prima volta da attori dilettanti immigrati.

Con il suo sfrontato e scandaloso trattamento dei malanni della società “Ghosts” di Ibsen ha stabilito i canoni del realismo e modernismo in teatro. Il rischio è che il dramma, così strettamente legato alla moralità di quei tempi, possa essere rilegato solo ad una determinata epoca. Questo sbalorditivo spettacolo rivela però che può ancora fornire un’affascinante serata teatrale.

Il fulcro di questa rappresentazione di “Ghosts” è la meravigliosamente potente, sobria e piena di sfumature performance di Mia Dillon nei panni di Helene Alving. La donna è sopravvissuta ad un insostenibile matrimonio con l’ubriacone e cascamorto Capitano Alving. Insieme i due hanno acquisito una considerevole fortuna. Ma sono soldi sporchi. Con i propri risparmi, che intende passare ad Osvald, Helene incontra il Pastore Manders per creare un fondo per un orfanotrofio che verrà dedicato a suo marito.

Durante un lungo e complicato incontro il Pastore la informa dei dettagli sul deposito. L’uomo pretende che non ci sia nessuna assicurazione temendo che gli si potrebbe ritorcere contro per non aver fede nel signore. Ogni voltal’uomo sembra pensare solo ed unicamente alla sua reputazione. Pare che poco dopo essersi sposata e aver scoperto la lascivia di suo marito, Helene, fosse scappata e si fosse appellata al Pastore affinché la prendesse con lui. C’era da sempre un’attrazione non corrisposta tra i due e perfino ora, che lei è vedova, luicontinua a resisterle. Ci chiediamo cosa mai possa trovare in un uomo così freddo e rigido.

In seguito all’insistenza del Pastore, come suo consigliere spirituale, la donna ritornò dal marito e sopportò un matrimonio senza amore. Le notti rimaneva accanto al marito a bere fino a quando lui non perdeva i sensi. Si occupava con successo dei dettagli dei loro affari. E persino quando l’uomo mise incinta la cameriera lo aiutò a risolvere quel piccolo peccatuccio. Per risparmiare ad Osvald gli orrori di suo padre lo mandò via in tenera età. Adesso ,da adulto, ha appena fatto ritorno a casa.

Osvald ha dei sentimenti contrastanti nei confronti della madre che lo ha allontanato quando era così piccolo. A Parigi è diventato un artista di successo, ma secondo il Pastore Manders ha vissuto una vita peccaminosa in particolare per le sue relazioni con donne non sposate. I due discutono spesso sulle famiglie al di fuori del matrimonio che Osvald approva. Punto di vista condiviso anche da sua madre con grande orrore del Pastore.

Sebbene Osvald abbia vissuto la sua vita a pieno a Parigi adesso è prossimo alla morte. I mal di testa e la debolezza che comparvero quando era un bambino si sono intensificati, rendendolo incapace di lavorare nello studio. Ci sono indizi che fanno pensare che abbia ereditato la malattia di suo padre. Fino all’avvento della penicillina nel 1940 non c’era alcuna cura per la sifilide e il decorso della malattia poteva richiedere anni. Spesso il terzo stadio era caratterizzato da malattia mentale e attacco al sistema nervoso. Osvald spera che Regine e sua madre si prendano cura di lui.

Mrs Alving vive su una remota isola. In tutti questi anni il Pastore non è mai andato a farle visita . Ora lei lo ha convocato per un consiglio. Mentre conversano l’uomo è scioccato dalla visione liberale della donna inclusa quella sull’amore libero. Helene è disposta a far vivere Osvald e la cameriera Regine (Tara Franklin) insieme sotto il suo tetto. Il Pastore è scandalizzato ed insiste che la mandi via immediatamente. Ma dove? Sembra che l’uomo abbia notato ed ammiri la bella presenza della ragazza. Regine è attratta da Osvald, così quanto è disgustata dal suo rozzo e ubriacone padre Engstrand (Jonathan Epstein).

Pare che Engstrand sia stato pagato affinché sposasse la cameriera con cuiil Capitano aveva avuto una relazione e che aveva messo incinta. La donna in seguito morì e, con i soldi rimasti, Engstrand aspira a creare un rifugio per marinai di passaggio. L’uomo vuole che Regine vada a vivere e lavorare con lui, ma lei lo disprezza.La ragazza, in seguito ad un colpo di scena, viene a scoprire che è la sorellastra di Osvald. L’interpretazione della Franklin dopo di questo è sembrata troppo dura. Passa da contenuta e sottomessa , con un contenuto disprezzo per suo “padre”, ad essere oltraggiosa e vendicativa. La transizione è stata troppo netta per essere del tutto convincente. Abbiamo apprezzato maggiormente la sua performance prima del dénouement (risoluzione dell’intreccio).

Inevitabilmente l’orfanotrofio viene incenerito. Ce l’aspettavamo. I come e i perché sono un’altra questione. E’ il colpo di scena che catapulta l’opera alla sua fase finale. L’avvenimento è stato potentemente ricreato attraverso le luci di Tyler Micoleau e il suono di Scott Killian. Questo da via al punto di svoltadella trama ed inizia il ribaltamento della figura del Pastore. Ma invece di fare la cosa giusta, cavarsi gli occhi come Edipo, lui è disposto ad accettare il patto proposto da Ensgstrande prende parte all’insabbiamento della vicenda. Probabilmente è questo tocco di pragmatismo che fa definire Ibsen un realista. I personaggi si comportano più come nella vita reale che in conformità dei dettami del dramma classico. Non c’è dubbio sul perché Ibsen venne denunciato ed insultato.

Uno dei suoi più accesi sostenitori, William Archer, tra i primi a tradurre i suoi spettacoli in Inglese, descrive l’opera come “una fogna aperta”, “una ripugnante piaga senza bendaggio”, “un crimine commesso pubblicamente,” “rivoltantemente suggestivo” e “blasfemo” Se queste erano le parole di uno che ammirava Ibsen immaginate cosa è stato detto dai suoi nemici.

E’ fantastico che Anders Cato sia tornato al BTF per un’altra stagione. Lo scorso anno ha diretto "Waiting for Godot" di Beckett in una rappresentazione sfrontata e acclamata dalla critica. Ancora una volta lavora con Randy Harrison, adesso alla sua quinta stagione al BTF. Insieme stanno facendo un lavoro serio ed intelligente. Possiamo immaginare che li rivedremo ancora.

Introducendo la performance d’apertura Kate Maguire, il direttore artistico del Berkshire Theatre Festival, ha detto che" Questo è il nostro ultimo spettacolo main stage della stagione. Dato l’anno passato siamo stati molto fortunati ad aver raggiunto questo obiettivo” ed ha ringraziato il pubblico per il loro supporto.

Dopo lo spettacolo c’è stato un ricevimento a base di Champagne in una tenda vicino al teatro. Ed abbiamo sperimentato la Randymania. I suoi fan entusiasti lo hanno circondato. Lui è stato gentile e generoso posando per le foto e firmando autografi. C’erano anche altre celebrità presenti, non certo ignorate, pare che l’attore Keir Dullea- "David e Lisa" "2001'- fosse presente per sostenere sua moglie Mia Dillon. Ma il fermento era tutto per Randy.




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Tradotta da
Simona e redatta da Marcy

Randy Harrison in "Ghosts" di Ibsen
Superbo Spettacolo al Berkshire Theatre Festival
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