A dire il vero lo spettacolo ha due trame. Da una parte, Red parla dell’artista espressionista astratto Mark Rothko che crea una serie di murales per il Four Seasons Restaurant del nuovo Seagrams Building a New York City nel 1958-59; dall’altra, l’opera riguarda la relazione tra Rothko e il suo giovane assistente Ken. Riguardo alla sua generazione artistica che ha soppiantato il Cubismo e il Surrealismo negli anni ’40, Rothko dice a Ken “Il figlio deve allontanare il padre; Rispettarlo, ma ucciderlo.” Ma questa dichiarazione torna a tormentarlo quando Ken sostiene che gli artisti Pop Andy Warhol, Robert Rauschenberg e Roy Lichtenstein siano la nuova generazione nascente, sottintendendo che Rothko e la sua razza siano ormai superati.
Assunto per pulire i pennelli, miscelare le vernici, tendere le tele e applicare il colore di sfondo, l’aspirante artista Ken costringe Rothko a riconsiderare il futuro dei suoi lavori (in particolare i murales Seagram). Avendo cenato in un ristorante Four Seasons, mi sono ritrovata a chiedermi che cosa stessero pensando gli architetti Philip Johnson e Mies van der Rohe quando hanno dato a Rothko 35,000$ per dipingere una serie di quadri bordeaux, rossi e neri per adornare le pareti di quella stanza tranquilla in stile Zen. E’ difficile immaginare di cenare in una stanza circondata da grandi tele rosse e nere! Quando Ken sottolinea il fatto che le persone mangeranno, converseranno e rideranno, non necessariamente guardando i dipinti (e dopo che Rothko abbia visto la stanza di persona), l’artista più anziano si trova di fronte ad un dilemma. E mentre i due discutono sulla filosofia di Rothko – che “i quadri hanno bisogno dell’osservatore; cambiano, pulsano, fluttuano” e che “vivono e muoiono negli occhi di uno spettatore sensibile” – Ken va oltre il ruolo di figlio/studente per trovare la propria voce ed essenzialmente “uccidere il padre”.
Il fantastico set di Lee Savage evoca lo studio di un artista nel centro di Manhattan fino all’ultimo pennello; il sound designer Scott Killian fornisce i suoni della città fuori dall’edificio per aggiungere verosimiglianza. Su questo sfondo (il gioco di parole è voluto), Bob Ari nei panni di Rothko e Randy Harrison in quelli di Kendiscutono, mescolano vernici, preparano con rabbia una tela con la vernice bordeaux e vengono quasi alle mani. L’ammirazione di Ken per Jackson Pollack porta Rothko ad una stravagante dissertazione sulla simbiosi tra Apollo (ragione) e Dioniso (passione), che Ari recita con un ardore vicino alla rabbia. I due personaggi si divertono lanciandosi in una lunga lista di cose che sono rosse, includendo Satana, Babbo Natale e, ovviamente, il sangue. E noi scopriamo che Rothko ha paura dell’assenza della luce che è il colore nero; per lui il nero è come la morte.
Ari è a momenti altezzoso, esigente, esasperante, polemico e comprensivo, di sicuro quanto un Mark Rothko che sta invecchiando (anche se non morirà suicida fino al 1970). Harrison passa dall’essere intimidito dall’artista più anziano al difendere coraggiosamente se stesso, chiamando il suo mentore “bullo solipsistico”, presuntuoso, “che tenta con difficoltà di rendersi importante” e quei murales per il Seagram sono “un un monumentale atto di auto illusione”! Vuoi quasi acclamare il ragazzo il quel momento.
Ironicamente, “i più ricchi bastardi della nazione” che cenerebbero al Four Seasons sono proprio le persone che hanno comperato i dipinti di Mark Rothko. Forse lui non ha mai considerato quelle persone degne di guardare – e ancora meno possedere – una delle sue creazioni. Eppure malgrado il suo atteggiamento protettivo verso i suoi dipinti, le restrizioni che pone sul loro metodo di esposizione e la sua personalità in genere irritabile (lui era probabilmente clinicamente depresso ed una vita personale anormale non ha aiutato), Mark Rothko è considerato uno degli aritsti preminenti del 20esimo secolo.
L’autore John Logan, il regista Anders Cato, Bob Ari, Randy Harrison e la produzione del George Street Playhouse hanno allestito una rappresentazione di grande spessore intellettuale e tensione drammatica. Red si pone in pieno nella tradizione del teatro classico: ci insegna qualcosa di importante, è una finestra aperta su un mondo inconsueto, ma comunque rispecchia una relazione che viene recitata ogni giorno, in ogni famiglia, in ogni aula scolastica, in ogni ufficio in tutto il mondo. Per tutti questi motivi, dovreste vedere Red. E pensare di portarci un adolescente; questa è una meravigliosa opportunità per far conoscere a lui o a lei un “classico” spettacolo. Come dice il regista Cato nei suoi appunti “Rothko porta il dramma e la rivelazione teatrale nell’arte della pittura.”
Red sarà in scena al George Street Playhouse, 9 Livingston Avenue, New Brunswick, fino al 26 febbraio.