Più di un secolo fa, Paul Gauguin, pittore francese esponente del movimento artistico Simbolista, i cui ultimi lavori a Tahiti hanno aiutato a creare il Primitivismo, ha detto “La storia dell’arte moderna è anche la storia della perdita progressiva del pubblico dell’arte. L’arte è diventata sempre più la preoccupazione dell’artista e la perplessità del pubblico.”
Questo punto di vista pessimista sull’arte moderna non è condiviso dal cast di “Red”, spettacolo teatrale con due soli personaggi, scritto da John Logan e diretto da Andres Cato, con protagonisti Bob Ari e Randy Harrison. L’opera, ambientata a metà del ventesimo secolo, è in scena al George Street Playhouse di New Brunswick fino al 26 febbraio.
E’ uno studio di due anni sul processo creativo dell’arte del pittore modernista, realmente esistito, Mark Rothko e del suo apprendista immaginario Ken. Nonostante nessuno degli attori affermi di avere una considerevole conoscenza dell’arte, entrambi ammettono di apprezzare ed ammirare l’arte di Rothko, se non l’uomo che l’ha creata in maniera così spettacolare.
“Era un uomo motivato ed io ammiro un uomo così dedito al suo lavoro. Mi piace pensare di essere ugualmente dedito al mio mestiere.” dice Ari, che è cresciuto nella tradizione del teatro Yiddish del Lower East Side di New York City.
“Rothko ha trascorso anni nella povertà e nell’anonimato ed era al massimo della sua forma nel periodo raccontato dallo spettacolo” dice Ari. “Questo non significa che fosse soddisfatto o felice. Il fatto che Ken riesca a creare un tale dubbio nella mente di un uomo, che viene riconosciuto come un maestro, un genio nel suo campo, mostra la sua insicurezza.”
Dal momento che interpreta una persona reale, Ari ha fatto una considerevole ricerca nel materiale disponibile su Rothko.
“Quando vedi il suo lavoro come lui avrebbe voluto fosse visto, in spazi enormi e insieme ad altri dipinti in quelle che lui definiva stanze, è impressionante, tangibile, vivo” dice Ari. “Ha spesso dipinto in sottili strati di colori diversi in modo che quando si osservano i quadri, quasi scintillano.
“La creazione era un compito serio per lui e quando io sorrido alla chiamata alla ribalta (cioè alla fine dello spettacolo), gli spettatori sono quasi sorpresi che io possa farlo, dato che non ho mai sorriso nei panni di Rothko per l’intera durata dello spettacolo” dice Ari, che ha imparato a sentire il senso di frustrazione di Rothko.
Harrison, che ha trascorso anni come attore TV nella controversa serie della Showtime, “Queer As Folk”, è tornato sul palco che ha imparato ad amare durante gli anni della scuola. E’ contento di lavorare ancora con il regista Cato.
“E’ molto più facile, molto più rassicurante lavorare con qualcuno che conosci già e di cui ti fidi,” dice Harrison . “Questo è uno spettacolo tanto faticoso, attivo e fisico, quanto cerebrale ed è di grande aiuto avere quel tipo di comunicazione affidabile che un precedente lavoro ha creato.
Harrison si trasferirà a Cleveland con lo spettacolo quando non sarà più in cartellone a New Brunswick. Harrison dice di credere che Ken sia un po’ insolente all’inizio, specialmente prima di cominciare ad apprezzare e comprendere l’arte di Rothko, ma con il trascorrere del tempo, lui impara sia grazie all’esperienza sia attraverso acute osservazioni.
“Loro vivono e lavorano così vicini e in maniera così frenetica che alla fine sono giustificate le sue domande e anche la sua consapevolezza, probabilmente molto prima di Rothko, che il mondo dell’arte sta cambiando, che stanno arrivando cose nuove che sostituiranno l’acclamata arte del suo mentore.” Dice Harrison.
“E’ giovane e si rende conto che, nel mondo moderno, niente, neanche le cose assolutamente magnifiche, restano immutate.”
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Scritta da Ted Otten - Tradotta da Alessandra - Redatta da Marcy