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"Red"

Domenica, 5 febbraio 2012

Di: Trish
Fonte: toto_too514
Tradotta da: Gloria
Redatta da: Marcy

Sebbene avessi già il mio biglietto per uno spettacolo alla fine del mese, l’attrazione dei biglietti scontati nel week-end è stata più forte di me. DOVEVO vedere Red!!!!

George Street Playhouse nel New Brunswick, New Jersey, dà una grossa mano ad entrare nello spirito della rappresentazione. Non solo i biglietti sono di colore rosso chiaro, ma anche la hall e una piccola sala lounge sono rosso chiaro con delle linee nere a contrasto. Decisamente piacevole.

Sfortunatamente gli spettatori stasera erano pochi, riempiendo forse solo un terzo dei posti… ma possiamo incolpare il Super Bowl per questo. Ho incontrato Jordan Barbour, che ha interpretato “Lo specialista” in Tommy. Mi ha riferito che Randy gli ha menzionato che hanno avuto il tutto esaurito per tutta la settimana, e questo è decisamente incoraggiante.

Il palco di Red era impressionante, riproduceva alla perfezione lo studio di un artista, con tele, barattoli di colore e schizzi centrati attorno un’enorme tela di 6 metri per 6, con un grande rettangolo rosso su uno sfondo nero, appesa ad un muro mobile. L’intera cosa quasi sembrava galleggiare nello spazio così circondata dal nero, proprio nello stile di uno dei dipinti di Rothko.

Bob Ari entra in scena su un palco scuro fronteggiando gli spettatori mentre contempla il dipinto. Sentiamo una porta sbattere fuori scena, e presto Randy (nella parte di Ken) appare sulla sinistra con un classico vestito grigio scuro con cravatta, camicia bianca e scarpe eleganti nere. I suoi capelli hanno la scriminatura, e sono brillanti e lucidi. Il ritratto di un ingenuo giovane uomo anni ’50.

Prima che quest’ultimo possa anche solo presentarsi, Rohtko gli chiede (rivolto verso gli spettatori) di guardare il dipinto, e di dirgli cosa ne pensa. Dopo pochi altri commenti di Rothko Ken risponde “Red”. Rothko va avanti.

La scena continua in questo modo, con Ken che segue Rothko, cercando di dire qualcosa, ma viene sempre interrotto dopo che gli è stato appena concesso di rispondere con un sì o con un no. Randy ha interpretato alla grande questa scena, e ancora una volta le sue espressioni facciali sono una gioia da guardare.

Rothko assume Ken come suo assistente, ma gli dice che, sebbene apprezzi il suo vestito “da domenica”, dopo dovranno lavorare “sul serio”. Allora Ken si toglie la giacca e la cravatta e si tira su le maniche. Indossa bretelle e i suoi pantaloni sono a vita alta, così come era la moda dei tempi.

Una scena divertente succede quando Rothko chiede a Ken di dire la prima cosa che gli passa per la mente e poi gli chiede “chi è il tuo pittore preferito?”. Ken immediatamente risponde “Jackson Pollock”. Dopo essersi reso conto di quello che ha detto tormenta Rothko affinché glielo chieda di nuovo. Cosa che Rothko puntualmente fa. Questa volta Ken risponde “Picasso” con un sorriso diabolico.

C’è molto humor ironico tra i due mentre discutono il mondo dell’arte. Un tema ricorrente dello spettacolo è la preoccupazione di Rothko di venir rimpiazzato dagli artisti moderni, allo stesso modo in cui lui e i suoi colleghi hanno messo il cubismo fuori moda. Cosa di cui lui è orgoglioso, e che Ken userà contro di lui più avanti.

La rappresentazione consiste in diverse scene contrassegnate da abbassamenti di luce. Quando vediamo di nuovo Ken ha in mano una busta di cibo cinese e indossa una giacca corta grigia, un cardigan blu con una camicia grigia e una maglietta sotto. Mangiano insieme mentre Ken si impegna in giro per lo studio e Rothko continua a fargli domande sui dipinti e su ciò che prova al riguardo.

A questo punto diamo un’occhiata nel passato di Ken quando dice a Rothko che il colore bianco lo spaventa. Le luci del palcoscenico sono tutte accese, così come le grandi luci sul soffitto, mentre Ken spiega che il colore bianco gli rammenta la neve che cadeva fuori dalla finestra mentre i suoi genitori venivano uccisi.

A Rothko viene un’immediata ispirazione a dipingere, e questo riempie di entusiasmo anche Ken, che quindi prepara un secchio con la pittura, aggiungendo colore in polvere come ordinato. Rothko immerge il pennello, fissa il dipinto (fissa gli spettatori) contemplando e borbottando… quello di cui il dipinto necessita. Ken distrattamente risponde “Red”. Questo fa arrabbiare Rothko. Urla e sgrida Ken per aver parlato. Una volta ancora il linguaggio corporeo di Randy è meraviglioso. Ho creduto veramente che fosse spaventato dallo scatto d’ira.

Appena Ken inizia a pulire il caos dopo lo scatto d’ira di Rothko, strofinando il pavimento per rimuovere la pittura rovesciata a terra, i due iniziano a nominare tutte le cose di colore rosso: l’alba, le barbabietole, i tulipani, il vino… e il sangue arterioso. Rothko spiega che ha paura che il nero sovrasterà il suo rosso.

Ho trovato veramente interessante il modo in cui venivano effettuati i cambi di scena… in quella particolare scena le luci erano abbassate, ma non così tanto da non poter vedere il palcoscenico, e riuscivamo a vedere Randy che spostava tanti oggetti. Ma funzionava perché era proprio nel ruolo di Ken tenere pulito lo studio.

Nella terza scena abbiamo Ken, vestito solo con una maglietta grigia, portare un pacco incartato, ovviamente uno dei suoi dipinti da mostrare a Rothko. Mischia un barattolo di pittura mentre parla con qualcuno al telefono. Quando Rothko entra chiede a Ken di stendere le tele sul pavimento, e, mentre quest’ultimo lavora per terra, i due parlano di Nietzche, che Rothko aveva consigliato a Ken di leggere durante il loro primo incontro.

Una volta ancora, Rothko interroga Ken senza sosta, chiedendogli la sua opinione a riguardo, e non lasciandogli passare le risposte troppo ovvie. Vuole che Ken PENSI, e lo sfida costantemente su quanto i suoi dipinti assomiglino ai personaggi di “Nascita della tragedia”. Analizzano anche la morte di Jackson Pollock, che Rothko dice essere morto suicidandosi in una Oldsmobile. Ritiene che Pollock e gli altri pittori moderni siano dei “venduti”, e che producano “manti da camino” e non arte.

Finalmente sono pronti a dipingere, e la grande tela 6x6 sulla quale Ken stava lavorando viene rialzata e preparata. Ken aspetta ansiosamente con il pennello in mano, ovviamente eccitato all’idea di dipingere. Dopo alcune false partenze, durante le quali Rothko cambia la musica e Ken aspetta ansiosamente, il dipingere frenetico inizia. È come un convulso balletto di pittura, in cui i due uomini si muovono uno dopo l’altro coprendo la tela con pittura rosso scuro, e Ken cade per terra una volta finito. Accattivante! Questa scena da sola è bastata per generare applausi alla fine.

Mentre inizia a pulire, Ken guarda la tela e si perde, fissando i colori. Dice che è il colore del sangue asciutto. Sta ricordando la morte dei suoi genitori, e descrive la mattina in cui lui e sua sorella li hanno trovati morti nella loro camera da letto. È piuttosto commovente, e Randy dà una interpretazione magnifica rievocando i ricordi di uno spaventato bambino di sette anni. Questa volta, quando Rothko lo sfida a dire cosa ne pensa del fatto che il nero è il colore della morte, Ken inizia a ribellarsi. Non è semplicemente solo d’accordo, è arrabbiato e seccato e lascia liberi i suoi sentimenti di esprimersi, non preoccupandosi per niente di cosa il grande Rothko possa pensare. Silenziosamente prende i suoi dipinti e se ne va.

Nella scena dopo Randy indossa una felpa grigia e “balla” nello studio portando legno e arnesi mentre ascolta musica jazz. Incomincia a misurare e a segnare il legno con la matita che ha dietro l’orecchio, quando Rothko entra rumorosamente, irritato dopo una visita ad una galleria nella quale ha visto esposti i lavori dei suoi concorrenti moderni. Improvvisamente smette la sua sfuriata e chiede a Ken cosa stia ascoltando. Ken risponde: “Chet Baker”.

Rothko continua il suo delirio, dicendo che gli artisti stanno cercando di ucciderlo e che non capiscono la serietà dell’arte. Ken propone l’idea che l’arte non debba essere seria, e che gli artisti moderni come Johns, Pollock e Warhol siano artisti quanto Rothko, un idea che irrita Rothko ancora di più.

Questo spinge Ken a contrattaccare. Restituisce a Rothko le sue stesse parole, cioè che gli artisti moderni stanno “uccidendo” l’espressionismo astratto, allo stesso modo in cui Rothko e i suoi pari hanno distrutto il cubismo. Randy è superbo in questa scena, riesce ad esprimere una miriade di emozioni. È sarcastico, arrabbiato, derisorio…e si sposta da un’emozione all’altra con disinvoltura. Si sposta anche sul palcoscenico, e utilizza anche il linguaggio corporeo per esprimere la sua opinione. Rothko cerca di provocare Ken accennando ai suoi genitori morti. Ma Ken gli risponde immediatamente esigendo che Rothko lo riconosca come una persona.

Ma questo è esattamente ciò che Rothko vuole e si aspetta, così invece di licenziarlo come Ken si aspettava, Rothko lo ammira, e, con sua grande sorpresa, gli offre da bere. Continuano la loro discussione su dove questi particolari murali verranno appesi. La scena finale inizia con un muro completamente nero illuminato da luci rosse, così come anche le parti laterali del palcoscenico che erano state immerse nel buio per l’intero spettacolo. Rothko entra in scena dal retro del palco e si accascia su una sedia con una bottiglia di whiskey ai suoi piedi. La musica è alta quando Ken entra nello studio, stavolta indossando un cardigan grigio scuro. Quando vede la pittura rossa sulle mani di Rothko va nel panico, pensando si sia ucciso. Abbassa la musica, poi porta una bacinella e uno straccio e si siede sul pavimento pulendo le mani di Rothko, mentre lo ascolta raccontare ancora la sua visita al ristorante dove i suoi murali verranno appesi.

Randy fa un lavoro magistrale mostrando una consapevole compassione per Rothko mentre si prende cura delle sue mani. Rothko si lamenta del fatto che i suoi dipinti verranno esposti in un posto dove saranno essenzialmente solo decorazioni, e chiede a Ken se pensa che i suoi dipinti lo perdoneranno mai. Con una scrollata di spalle Ken andando in giro per lo studio risponde “sono solo dipinti”.

Questo è un momento critico per Rothko. Telefona al ristorante per informare il titolare che non avranno i suoi dipinti, e che ridarà loro indietro i soldi. Questo fa felice Ken, che dice a Rothko di essere orgoglioso di lui. Rothko inizia a riordinare lo studio e licenzia Ken. Ken è esterrefatto e chiede di sapere il perché. Rothko si inventa scuse su scuse, ricorrendo anche a provocare Ken parlando della morte dei suoi genitori.

Ma Ken non gliela lascia passare, e continua a pressare Rothko per sapere il vero motivo. Finalmente Rothko allenta la presa, dicendo a Ken che è necessario che se ne vada, che deve stare con i suoi contemporanei, sperimentare il mondo, lasciare il segno. Questo alla fine soddisfa Ken, e fa per andarsene, fermandosi un ultima volta a guardare il dipinto, e Rothko gli chiede ancora una volta:

“Cosa vedi?”

“RED”

Nell’insieme una meravigliosa rappresentazione. La padronanza di Randy delle sfaccettature del carattere del personaggio di Ken è perfetta. Anche Bob Ari è stato molto bravo, sebbene un paio volte abbia avuto qualche difficoltà con le battute. Ma lavorano bene insieme… essendo alti praticamente uguali il confronto tra loro funziona quando si guardano negli occhi.

Come ho detto sopra il palcoscenico stesso sembrava fluttuare nel nero, cosa visualmente accattivante. Ma era un palcoscenico grande e profondo, e ho percepito che molta azione accadeva anche dietro le quinte. La qualità del suono era eccellente, con qualche pezzo della musica classica preferita di Rothko che avvolgeva il pubblico. In effetti è la musica che sentiamo prima di vedere qualsiasi colore all’inizio dello spettacolo. Il tutto è durato 90 minuti senza interruzioni, e con tutto il lavoro che ha fatto Randy spostando attrezzi di scena sono sicura sia stato molto impegnativo sia a livello fisico che emotivo, a causa dell’intensità richiesta dal ruolo.

C’era poco pubblico stasera, cosa sicuramente dovuta al Super Bowl… ma allo stesso tempo era un pubblico davvero entusiasta, e gli attori hanno avuto lunghi applausi, soprattutto Randy. Era molto sorridente quando sono usciti di scena.

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