Da quando QAF è terminato hai lavorato solo a teatro. C’è una ragione particolare per questo?
R.H.: “Perché lo preferisco. (ride) E anche perché la fine di QAF non è stata una cosa così positiva per quanto riguarda le mie esperienze lavorative per la TV. Ho ricevuto un sacco di offerte per ruoli simili in altri film e serie TV, mentre le offerte per ruoli teatrali erano più varie e versatili. Così è stata una decisione semplice da prendere. Volevo migliorare come attore, e credo questo sia più facile recitando sul palco. Ogni volta che faccio le prove per un nuovo spettacolo, e recitando ogni volta insieme a nuove co-star, imparo sempre qualcosa di nuovo.”
Ma non rimpiangi di aver preso parte a QAF, vero?
R.H.: “Assolutamente no! Sono veramente riconoscente per aver preso parte ad uno show che continua ad attirare l’interesse della gente, e mi fa piacere che molte persone apprezzino il lavoro che abbiamo fatto. Credo che il merito di questo stia nel fatto che né prima, né dopo QAF sia mai stato realizzato uno show simile a quello.”
La gente ti riconosce ancora? E, se lo fanno, che cosa dicono a “Justin”?
R.H.: “A New York, la città in cui vivo, la gente a malapena mi riconosce. E se lo fanno, è sempre piacevole! Perché queste persone sono davvero adorabili, e a volte mi confidano quanto Justin abbia significato per loro, e quanto lo show li abbia aiutati nella loro vita.”
Mentre interpretavi il personaggio di Justin, cosa hai imparato su te stesso? Vi potreste piacere a vicenda?
R.H.: “Ho imparato come recitare di fronte ad una telecamera. Non avevo avuto grandi esperienze prima di allora. Sfortunatamente ho preso alcune cattive abitudini in quei cinque anni di QAF. Per esempio a “recitare senza molta forza espressiva” le battute pensando che Justin non avrebbe mai parlato in quel modo. Questo ovviamente è stupido! Avrei dovuto tirare fuori ogni singola ambiguità sessuale che gli autori avrebbero voluto mettere nel personaggio. Justin avrebbe potuto essere molto più “plasmabile” se avessi giocato un po’ di più col suo personaggio. In fondo Justin non era una mia idea, non era il mio personaggio, era il loro bambolotto con cui poter giocare, se così si può dire. All’epoca ho preso la cosa un po’ troppo sul personale, e questo non era un bene per la mia recitazione. Non avrei dovuto farlo. E no, non credo che Justin ed io ci piaceremmo molto. Ma allo stesso tempo non credo ci odieremmo.Credo che non ci prenderemmo minimamente in considerazione l’un l’altro. Il suo desiderio implicito di seguire l’esempio degli eterosessuali nel campo delle relazioni e delle regole non rappresenta ciò che sono. Str****te come quelle mi annoiano.”
Rimpiangi di avere fatto pubblicamente coming out durante le riprese dello show?
R.H.: “No. Più attori fanno pubblicamente coming out, meglio è.”
QAF rappresenta al meglio il mondo gay?
R.H.: “Il mondo gay descritto in QAF è il desiderio illusorio dei creatori dello show. E’ un potrebbe essere/dovrebbe essere. Non direi che non esista, ma che sia solo una piccola parte del mondo gay. Il vero mondo gay è molto più versatile.”
Sei contento di rivedere di nuovo le tue co-stars?
R.H.: “Certo! (ride) Siamo ancora tutti amici, e ci vediamo di tanto in tanto. Ma siccome io vivo sulla costa est e gli altri vivono sulla costa ovest non li vedo tanto spesso quanto gli altri si vedono tra di loro, purtroppo. Per esempio: non ho visto Hal [Sparks, che interpretava Michael] dal giorno in cui abbiamo finito di girare QAF. Sono molto emozionato di poter cambiare tutto questo.”
Sei stato Justin per 5 anni, quindi lo conosci bene. Dove sarebbe lui adesso?
R.H.: “Credo che vivrebbe ancora a New York. Ma non sarebbe un artista popolare. Intendo dire, ha fatto alcuni lavori di grafica con Photoshop, e poi li ha stampati su carta fotografica per mostrarli ad alcune gallerie d’arte. Questo prova soltanto che non avesse alcuna idea di quanto stesse realmente accadendo nel mondo dell’arte nel 2005. E questo mi fa pensare che non fosse una persona molto curiosa. Oggi avrebbe un incarico di livello presso uno studio di design, o forse farebbe il pubblicitario. Se la caverebbe bene con il computer, con Photoshop e probabilmente perfino con le animazioni in Flash, quindi sono convinto che avrebbe uno stipendio più che buono. Avrebbe un partner che guadagna molto più di lui, e molto più vecchio. Justin avrebbe ancora problemi con la figura paterna, purtroppo! (ride) Si sarebbero sposati non appena il matrimonio è diventato legale a New York, vivrebbero a Chelsea o Hell’s Kitchen a Manhattan e non amerebbero le persone che vivono a Brooklyn. Justin non sarebbe mai andato ad un teatro Off-Broadway. Posso immaginare lui e suo marito alla ricerca di una madre surrogata per il loro figlio. Perché, ovviamente, sarebbero talmente narcisisti e ricchi da riprodursi nonostante la sovrappopolazione del quartiere di Manhattan. Justin crederebbe di fare parte dei 1000 gay più influenti di New York, ed andrebbe fiero di questo. Cose come questa negli ultimi tempi assumerebbero una grande importanza per lui. Se mai dovesse tornare in visita a Pittsburgh, farebbe sentire gli amici a disagio - anche se non sarebbe sua intenzione farlo. (ride) E… sai quella sensazione che si prova quando si è completamente sbronzi, si finisce per andare a letto con qualcuno, e il mattino seguente ci si sveglia pensando: “Oh mio Dio, com’è potuto succedere tutto questo?”, e poi ci si sente male al ricordo di tutti i dettagli di quanto è successo la notte precedente? E’ il modo in cui Justin si sentirebbe oggi se andasse a Pittsburgh a trovare sua madre e dovesse per caso incontrare Brian. Suo marito si prenderebbe gioco della loro passata relazione. E anche se Justin inizialmente obietterebbe con fervore, alla fine ne riderebbe anche lui.”
Traduzione a cura dello staff. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione anche solo parziale di questo articolo è vietata previa autorizzazione degli amministratori, e comunque senza i dovuti crediti a randy-harrison.it