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Randy Harrison su Samuel Beckett e “Endgame

Domenica, 27 giugno, 2010

Di: Larry Murray
Fonte: berkshireonstage
Tradotta da: Robin
Redatta da: Marcy
Gallery: Larry Murray

Era di primo mattino quando Randy Harrison è arrivato con una tazza di caffè in mano. Mi siedo al vicino tavolo da picnic con lui per parlare di come Endgame (Finale di partita in italiano, ndt) sia uno strano accostamento di realtà. Gli edifici per le prove del Berkshire Theatre Festival (BTF) sono situati in boschi screziati dal sole, distanti dall’oscura e claustrofobica ambientazione di Endgame, la commedia di Samuel Beckett su cui sta lavorando. Sarà in scena all’Unicorn Theatre dal 6 al 24 luglio.

Così seduti all’esterno, con gli uccelli che cinguettano, in presenza di un attore nel fiore degli anni, sembrava di essere in un universo parallelo. Il mondo di Harrison è di quelli pieni di grande determinazione e possibilità. Quello di Beckett no.

Sul palco Randy trasformerà se stesso nel personaggio di Nagg, che insieme a sua moglie Nell, sarà relegato a trascorrere la serata in bidoni per la spazzatura. L’opera di Beckett richiede che la loro recitazione sia confinata solo alla parte superiore del loro corpo. Il teatro – il teatro vero – richiede molto da una persona, e uscire dalla propria pelle ne è solo parte.

Quindi, ho chiesto a Harrison, se fossi tu stesso ad intervistarti, cosa ti domanderesti? “A cosa stai lavorando”, ha replicato semplicemente.

E la risposta è Endgame, la seconda commedia di Beckett che ho fatto qui al Berkshire Theatre Festival. La prima è stata Waiting for Godot (“Aspettando Godot”, ndt) due stagioni fa. Senza dubbio tutti vogliono sapere di cosa parli, ma è difficile ridurre Beckett, in particolare Endgame, in una sola veloce frase.

Faremo un tentativo. La sintesi del BTF è che Endgame presenta la visione di un assurdista di un futuro dove tempo e ragione sono poco più che suggestioni, con personaggi tanto memorabili quanto miserabili. Ed avvolto nell’ilarità, nel vero stile beckettiano, c’è un commento brutalmente onesto sulla vita e la morte. La parola “Fine” non è mai stata apparsa così bizarra – o così incredibilmente divertente.

Forse c’è una battuta preferita che potrebbe darcene un quadro. “Si deve vivere al passo con i tempi”, lui dice. E cosa dire di “Maledetto fornicatore, come vanno i tuoi moncherini?”, ho risposto. “Lascia perdere i moncherini”, replica lui istantaneamente evasivo. Conosceva le sue battute.

Siamo passati alla produzione in se per se di cui Eric Hill è regista, e ci siamo chiesti se sarà tradizionale, anticonvenzionale o una via di mezzo. “Eric Hill è sempre creativo, ma non la definirei anticonvenzionale. Lui è molto, molto coinvolto dal testo, aiutando tutti noi ad essere tanto specifici quanto spingerci a comprenderlo quanto più possiamo. Se da una parte lui non lo altera in nessun modo specifico, dall’altra lui prova a far penetrare il nostro modo di recitare sempre più in profondità nella lingua di Beckett.

E che dire degli accenti, non sono a volte un ostacolo per il pubblico che deve capire le parole? “Credo che Nagg e Nell abbiano un dialetto accentuato che non è esattamente americano, ma neanche inglese. E’ una specie di ibrido. Ma allo stesso tempo credo che tutti i personaggi, specialmente Hamm usino diverse sfumature di dialetto. Dipende tutto dall’espressione, dal momento che giocano sempre con il linguaggio, usandolo per prendersi gioco l’uno dell’altro in modi diversi. Ma generalmente siamo molto comprensibili, persino americani, nei nostridialoghi.

Una delle battute più divertenti nella commedia è quella di Nell, afferma che non c’è nulla di più spassoso dell’infelicità. Lui pensa che sia vero? “Sì, quando guardi una commedia classica, soprattutto farse o cose del genere, tutto ruota intorno alla frustrazione, all’imbarazzo e al dolore e suona tutto vero”. E ci fa ridere.

Probabilmente l’intera opera è solo una metafora, potrebbe essere messa in scena in un ospedale. “Potrebbe essere allestita così”, lui è d’accordo,”ma con Beckett in generale devi pensare più e pensare meno contemporaneamente. Trovo che se impieghi tutto il tempo a cercare di capire i parallelismi o che metafora è stata usata – o cercare di inserire tutto in un contesto naturalistico – o cosa significhi – alla fine ti crolla tutto addosso.

Allo stesso tempo sento che tu (e il pubblico) possiate percepire senza farlo intellettualmente. Non c’è bisogno di tracciare dei paralleli perfetti per capire Endgame”, Harrison ha spiegato.

Questo è forse il punto più importante su Beckett. Sebbene ambientato in un tempo e in un posto differente, e relativo ad avvenimenti in una fase della vita che la maggior parte degli spettatori non ha ancora raggiunto, ci sono momenti di comprensione da mettere da parte per un riferimento futuro.

Ci siamo confrontati sul discorso di come Beckett ed Endgame ci parlino personalmente. Harrison sente che Endgame invii un messaggio “Tutte le nostre attività sono dei passatempi arbitrari tra l’oggi e il giorno in cui moriamo. Facciamo soltanto finta che quello che facciamo sia di una qualsiasi reale importanza. Questo ci aiuta a creare una falsa giustificazione per la nostra esistenza.

I bravi attori sono diversi da te e me. Devono passare i loro giorni pensando a queste questioni eterne mentre noi godiamo delle ultime notizie di gossip su Twitter.

Un’altra cosa interessante di Endgame è che Randy sta interpretando un personaggio più vecchio, in effetti molto, molto vecchio. “Era un’intenzione di Eric Hill, e reciteremo da più vecchi. Quello che lui voleva era l’energia fisica di cui le persone più giovani sono più capaci. Questo dà un tocco in più al ruolo della semplice sofferenza dell’età avanzata che è normalmente trasmessa. Cioè startene in quel bidone della spazzatura sollevandoti di scatto mentre sei in ginocchio oppure accovacciato.

Nessuno parla mai degli sforzi fisici per il ruolo, ho avanzato io. “Eric ne ha parlato un sacco – Beckett spesso mette i suoi attori in posizioni difficili. Pensa a Not I, per esempio”. (Not I – “Non io”, ndt – ha luogo in uno spazio dove è buio pesto, illuminato solo da un singolo raggio di luce. Quest’illuminazione è fissa sulla bocca di un’attrice, a quasi due metri e mezzo d’altezza dal palco. L’attore non può muoversi dalla posizione di scena per venti minuti)

Beckett tende a mettere gli attori in queste posizioni difficili, esagerate perché penso a lui piaccia la reazione forzata dell’attore. Il pubblico riceve di più quando l’attore è in uno stato così estremo di sofferenza”, ha azzardato Harrison. Beckett era un sadico, ho pensato tra me e me.

Beckett ha scritto Endgame a più o meno 51 anni, e nel periodo in cui l’ultimo dei suoi familiari più stretti era morto. “Non credo che lui fosse di buon umore”, ha detto Harrison, ma c’è ancora una grande quantità di umorismo nella sua opera.

So che molte persone trovano Beckett tetro, e capisco il perché dicano così, ma non io. Lo trovo confortante perché sa vedere i lati peggiori e più duri dell’essere umani, e ne ride lo stesso. C’è persino della gioia, e del divertimento per l’assurdità della cosa.

Il punto di vista di Harrison è valido. Gli scambi tra Hamm e Clov, e tra Nagg e Nell spesso contengono grandi spiritosaggini sottoforma di frecciate ed insulti. Bisogna andare oltre l’offesa per scoprire l’umorismo.

Una delle cose che separa Beckett dagli altri drammaturghi è che non ha paura di guardare agli aspetti più problematici, di metterli in discussione, di esaminarli e di trovare dell’umorismo in essi. Guarda Nagg e Nell, sono il cuore della commedia. C’è dell’affetto reale tra di loro. Le giustapposizioni tra loro e quelle tra Clov e Hamm sono così diverse. Nagg sta tentando di mettere cose da parte per lei, ed anche quando lui teme per la sua vita, ha la faccia tosta di chiedere un dolcetto per lei. L’amore dell’uno per l’altro riscalda lo scenario altrimenti grigio che Beckett delinea.

Quando Harrison si stava preparando per Waiting for Godot nel 2008, la messa in scena aveva guadagnato una settimana extra di prove grazie ad una donazione della NEA (National Endowment for the Arts, Sovvenzionamento Nazionale per le Arti e la ricerca, ndt), ma questa volta la compagnia ha dovuto lavorare in un arco di tempo più breve. Mi chiedevo se avesse fatto differenza, lui sentiva ci fosse abbastanza tempo per provare?

”, ha replicato, “perché – grazie a Dio – siamo riusciti tutti a memorizzare le battute senza dover più consultare il copione dal secondo giorno di prove. Nagg e Nell – Tanya Dougherty interpreta Nell – non hanno poi molto da ricordare, quindi eravamo già abbastanza pronti. E Mark Corkins e David Chandler nel ruolo di Hamm e Clov erano pronti per iniziare.

E’ stato anche più semplice da portare sul palcoscenico visto che è solo Clov che va realmente in giro, gli altri personaggi non camminano.

Ciò significa che hanno saltato la routine della prima settimana dell’apprendere le basi e hanno potuto immediatamente passare alla messa in scena, rifinendo e scandagliando le profondità. Parlando in generale, più tempo c’è per farlo, e più gli attori lavorano sodo, migliore è il risultato finale.

Tornando in superficie per respirare dopo l’immersione nel mondo di Beckett, mi sono chiesto cosa farà Randy una volta che lo spettacolo sarà allestito e rappresentato, oltre alle esibizioni. “Faccio escursioni sulla Monument Mountain in continuazione, e mi piace immergermi nella bellezza del Berkshire”, lui ha risposto. “E sto leggendo molto.

Sin dalla sua ultima apparizione in questi luoghi, Harrison è apparso nei panni di Andy Warhol in Pop, un musical allo Yale Rep a New Haven. “Amo Warhol e la sua Factory, ho imparato moltissimo.” Forse un giorno farà un musical al BTF? “Un giorno. Chi lo sa.” Harrison preferisce la sfida di commedie come Endgame che mettono in esercizio la sua mente così come le sue doti recitative. “Ma una volta o due l’anno, mi piace davvero fare un musical,” aggiunge.

Mi domandavo se potesse dirmi qualcosa di cui nessuno era a conoscenza. “Beh, ho appena trascorso un mese in una fattoria in Francia, coperto di terra e ne ho adorato ogni minuto. Avevano pecore, maiali, conigli, polli e una marea di ortaggi per contorno.” (Risate generali)

Concludendo la nostra conversazione, ho chiesto quale ruolo gli abbia portato più soddisfazione. Senza esitazione ha risposto: “Lucky, in Waiting for Godot.

La maggioranza sarebbe d’accordo con quest’affermazione. E gli spettatori di Beckett nel Berkshire sono curiosi di vedere il suo Nagg in Endgame mentre Randy Harrison continua ad esplorare le opere classiche del teatro.

Endgame del Berkshire Theatre Festival è in fase di prova adesso. I devoti di Beckett del Berkshire percorreranno la strada verso l’Unicorn Theatre per vedere gli ultimi colpi di scena dati a questo classico. Eric Hill è alla regia e il cast consiste di Mark Corkins nel ruolo di Hamm, David Chandler nei panni di Clov, Randy Harrison nella parte di Nagg e Tanya Doherty nel ruolo di Nell. (Prima dal 6 al 9 luglio, Opening il 10 luglio e rappresentazioni fino al 24 luglio). Per informazioni sui biglietti e prenotazioni contattare il Box Office del BTF al 413-298-5576 ext. 33 oppure visitare www.berkshiretheatre.org per ulteriori informazioni.