17 settembre 2002
Di: Erik Meers
Fonte: THE ADVOCATE
Tradotta da: Monia
Corretta da: Sunshine
Redatta da: Marcy

Gallery: The Advocate


"L'attore gay dichiarato Randy Harrison, parla di come si libererà del personaggio di Justin, del ruolo che avrà prossimamente nel film della Showtime ossia il ruolo di un teenager etero che va in giro con una pistola, e del modo in cui si sta preparando a vivere dopo la fine di Queer as Folk."

Potresti non notarlo mentre cammina per la strada, e a Randy Harrison piace così. Entrando in un ristorante per un’ intervista, Harrison si è mimetizzato con un paio di occhiali e un cappellino da baseball.

Una volta seduto sano e salvo ad un tavolo piuttosto riservato, gli occhiali e il cappellino se ne vanno, ed ecco qui: una zazzera di capelli biondi che è un po’ il suo marchio di fabbrica.

Sembra che l’attore ventiquattrenne stia avendo una piccola crisi di identità in questi giorni e vuole parlarne. Il punto cruciale della sua preoccupazione è Justin Taylor, il suo alter ego in Queer as folk. Pur rimanendo fedele ai suoi colleghi e allo show, Harrison si sta anche sforzando di costruire un profilo professionale separato dalla serie.

Essendo in fondo un attore di teatro, ha trascorso il mese di Maggio in una produzione sperimentale intitolata “Una Lettera a Ethel Kennedy” (in cui interpreta un cameriere etero), ed è apparso sul palco quest’estate in occasione del Fringe Festival di New York. Quest’autunno Randy farà un altro importante passo al di fuori di Queer as folk, con un film della Showtime che parla del bullismo nelle scuole superiori e della violenza del genere del massacro di Columbine.

In Bang Bang, You’re Dead, Harrison interpreta Sean, il capobanda di un gruppo di studenti emarginati,la cui risposta alle vessazioni non potrebbe essere più diversa di quella di Justin. Non che Harrison non riesca riconoscere che Justin sia stato un dono del cielo per la sua carriera. Subito dopo essersi diplomato in recitazione all’Università di Cincinnati - College Conservatory of Music, il giovane attore viene catapultato verso la celebrità alla fine del 2000 con lo sbandieratissimo debutto in Queer as folk della Showtime.
Interpretando il nubile Justin, il diciassettenne ragazzo-di-una-notte, che non vuole lasciare in pace il ventinovenne Brian Kinney (Gale Harold), Harrison sembra rappresentare la gioventù idealistica alla ricerca del vero amore, con cui parecchi gay, lesbiche, e sì, etero, potrebbero identificarsi. Ma una tale innocenza è stata portata alla rovina dal sesso promiscuo, dai ragazzi drogati che circondano il gruppo di amici gay protagonisti di Queer as folk, e nello spazio di due stagioni Justin ha sguazzato nel sesso occasionale, nell’abuso di sostanze stupefacenti, nell’esibirsi come go-go boy, e perfino nel sesso a pagamento.

Come Justin, Randy è cresciuto in modo considerevole dopo aver trascorso due anni come il più giovane attore dichiarato in televisione. Mentre la sua faccia da cherubino è fanciullesca come sempre, l’ Harrison che parla della vita prima e dopo Queer as folk con The Advocate è più vecchio e più accorto.


Q: Sembra che il ruolo in Bang Bang You’re Dead sia un cambiamento di direzione per te perché stai interpretando un ruolo etero.

R: Penso che sia fantastico, (ma), è seccante che questo sollevi un simile polverone. Vorrei che non fosse sempre un problema. È strano che la gente dica che è un cambiamento, perché io recito fin da quando ero unbambino. Ho interpretato tre parti gay su centinaia di ruoli.


Q: Hai avuto qualche preoccupazione sul dover interpretare un ruolo così pesante?

R: No, è il tipo di cosa verso la quale mi sento spinto. Non ho nemmeno fatto il provino. Il regista (Guy Ferland) voleva me per la parte, ho letto il copione e li ho richiamati dicendo che avrei accettato. Sono stato felice che abbiano offerto la parte a me. Ho pensato che fosse qualcosa di diverso.


Q: Ti preoccupa che, siccome il pubblico ti identifica così tanto con Justin, potresti avere difficoltà ad ottenere altri lavori?

R: “So di essere capace come attore. Sono stanco di essere solamente il ‘Randy Harrison di Queer as folk’. Sfortunatamente, non puoi essere nient’altro lì fuori finché non trovi un altro lavoro. Ma questo show mi ha anche aperto così tante possibilità che non posso veramente lamentarmi troppo.”


Q: Qual’ è stata la tua reazione quando hai preso in mano il copione di Queer as folk per la prima volta?

R: A dire il vero, avevo già letto qualcosa sullo show inglese e sul personaggio di Nathan. E ho detto ‘Dovrebbero farne una versione americana. Sarei perfetto per essa’. Questo era uno dei copioni per il quale sentivo che ‘dovrei proprio fare questa parte’. E’ così ovvio.


Q: Hai mai esitato nell’accettare la parte ed essere apertamente gay allo stesso tempo? Hai mai pensato dentro di te che molti attori non sono dichiarati?

R: No, non ho esitato nemmeno una volta. Aspiro ancora alla carriera teatrale. L’enorme celebrità che ho ora mi sembra un colpo di fortuna. Perciò, non ho mai sentito il bisogno di manipolare la mia carriera dall’esterno, provare a essere qualcuno che non ero per andare avanti. C’è una grossa differenza fra gli attori di teatro e gli attori di Hollywood. A Broadway ci sono molti attori famosi gay dichiarati, mentre a Hollywood la maggior parte degli attori sente il bisogno di stare nascosta. È fuori discussione. Io non so che cosa sia. Non penso proprio che potrei essere il genere di attore che voglio essere e non essere onesto con me stesso. L’onestà è molto importante per me sia come attore che come persona. Non ci ho neanche pensato. Non voglio essere Tom Cruise. Non sono alla ricerca di una carriera da film di cassetta. Questo non è il genere di lavoro che mi interessa e, francamente, non è il tipo di lavoro che farei mai.


Q: Bang Bang You’re Dead è stata una scelta interessante per te in parte perché il bullismo è un grosso problema per i giovani gay. Lo hai mai sperimentato sulla tua pelle quando eri al liceo?

R: Assolutamente, sì. Per lo più quando ero più giovane. La tipica situazione.


Q: Ricordi qualcosa di specifico?

R: Si, ma non mi piace parlarne. Dal momento che ho fatto coming out, è come se si fosse fermato. Il bullismo è cessato quando mi sono dichiarato e ho provato che non avevo paura. La maggior parte delle cose è successa quando mi nascondevo ed ero più giovane.


Q: Sei stato testimone di violenze scolastiche?

R: Un ragazzo portò una pistola ad aria compressa e sparò ad un altro ragazzo. Fu espulso. E un altro venne espulso per aver fatto esplodere le cassette delle lettere.


Q:  Allora questa storia ti è suonata vera?

R: Sì. Ho potuto sicuramente immedesimarmi nel personaggio, con il suo sentirsi indifeso, e magari con la disperazione e la sensazione di isolamento.


Q: Sei cresciuto in Georgia, giusto?

R: Sono nato nel New Hampshire, e mi sono trasferito in Georgia quando avevo 11 anni.


Q: E’ stato un grosso cambiamento culturale?

R: Oh, sì. Io sono sicuramente uno Yankee, un abitante del New England fino in fondo. Entrambi i miei genitori sono Sudisti, perciò volevano sempre tornare al Sud. Io ero sempre la vergogna della famiglia – l’unico Yankee che era veramente nato al nord.


Q: Dove hai vissuto in Georgia?

R: Alpharetta. E’ un sobborgo a nord di Atlanta, a 45 minuti di macchina dalla città. Molto conservatrice.


Q: Quando hai iniziato a capire che avresti potuto essere gay?

R: Penso di averne avuto il sospetto per tutta la vita senza sapere esattamente di cosa si trattasse, sapendo che c’era qualcosa di diverso in me, cosa che attribuivo al fatto di essere un artista. A 11 o 12 anni ho iniziatouna specie di chiarimento con me stesso. C’è voluto un po’.


Q: Quando lo hai detto ai tuoi genitori?

R: Quando ho dovuto. Voglio dire, amo i miei genitori. Dirlo a loro è stato un modo per ammetterlo con me stesso. Li ho educati, e volevo che il nostro rapporto continuasse a crescere. Volevo che loro fossero ancora parte della mia vita. Volevo poter dividere con loro tutto quello che stavo attraversando.”


Q: Questo perchè eri stato vittima del bullismo?

R: No, non ero vittima del bullismo a scuola in quel periodo. Avevo un gruppo di amici ed ero isolato perchè non stavo comunicando con i miei genitori. Non gli stavo raccontando quello che stavo attraversando.


Q: Come hanno reagito i tuoi genitori?

R: Positivamente. Mio padre ha detto che, quando ho fatto coming out, era orgoglioso di me più di quanto lo fosse mai stato.”


Q: Qual’ è stata la reazione a scuola?

R: L’ho detto solo ai miei amici. A quel punto ero piuttosto scoperto comunque. Non è stato un grosso problema.


Q: Riuscivi ad avere appuntamenti?

R: No, non uscivo con nessuno. Ero iperconcentrato nella recitazione. Così non ho portato nessun ragazzo al ballo. Ero la persona gay solitaria, per quanto ne sapessi.


Q: Al college a Cincinnati sei uscito con qualcuno?

R: Sì, sì. E’ stato bello, niente di speciale. Non ci ho perso la testa. Avevo superato la novità dell’omosessualità. Uscivo solo con persone che mi piacevano. Per lo più, mi concentravo sulla recitazione, lottando per fare ciò che volevo per avere una carriera adeguata.


Q: Raccontami come ti sei trovato coinvolto nella recitazione.

R: Ho iniziato a recitare da bambino. Non mi ricordo di me stesso non attore. Quando avevo 4 anni i miei genitori, che dovevano andare ad una rappresentazione di Peter Pan, non riuscirono a trovare una baby sitter per me. Rimasi affascinato da tutto. Dopo aver visto Peter Pan ho iniziato a fare audizioni per il teatro comunitario. Ho recitato durante tutta l’infanzia. Sono andato a Stagedoor Manor, un enorme campo scuola di Broadway per bambini, quando avevo 9 e 11 anni. Ho fatto due spettacoli all’anno da quando avevo 6 anni fino a Queer as Folk.


Q: Quando ti sei trasferito a New York nel 2000, avevi un agente?

R: Quando ero al college, ogni estate facevo una serie di spettacoli con una compagnia itinerante. Facemmo un’esibizione, come fa la maggior parte delle scuole d’arte valide - monologhi ed altre cose che agenti e direttori di casting venivano a vedere. Da allora ho un agente.


Q: Ma sei stato a New York per un periodo molto breve prima di Queer as folk.

R: Un mese e mezzo. Avevo già un lavoro estivo in una commedia a St. Louis. Proprio prima che partissi per St. Louis ho fatto l’audizione per lo show e sono stato chiamato. Perciò, arrivai in ritardo a S. Louis. Feci un giorno di prove e ebbi un’altra chiamata, e loro mi fecero volare a L.A. Dopo la seconda chiamata e la terza audizione, seppi che avevo avuto la parte. Tornai a S. Louis e di nuovo ad Atlanta per lasciare le mie cose prima di volare a Toronto per iniziare le riprese.”


Q: Raccontami delle riprese di quella prima scena della serie –quella di cui tutti parlano sempre, quando Justin fa sesso per la prima volta.

R: Avevo fatto scene di sesso prima, sul palcoscenico, che, emotivamente, è ancora più difficile. Con una troupe intorno, ti fermi e ricominci di continuo; il tutto diventa molto tecnico.”


Q: Non è per niente erotico.

R: No. Quando lo guardi ti senti un po’ ‘Wow, è così che appaio’. Ma non è affatto ciò che provi.  Si è trattato di comunicare con Gale e capire ciò che io volevo dire sul personaggio.


Q: Ricevi mai un copione e dici “Questo non suona vero in base alla mia esperienza?”

R: L’intero personaggio di Justin e la vita da club che vive – non ho nessuna esperienza di ciò. Mi è veramente estraneo, il che è seccante, ma è proprio così.


Q: Cosa provi per i tuoi fan?

R: Mi rende veramente felice. Ce sono alcuni che sono pazzi. Penso che la comunità gay sia divisa: o amano lo show o amano odiarlo. Tra i miei fans ci sono sempre donne di mezza età e adolescenti. E’ bello vedere che le persone dell’America media sono veramente colpite.


Q: Immagino che tu debba ricevere molte lettere da adolescenti gay a rischio.

R: Si, le ricevo. Di solito rispondo semplicemente e dico ‘Grazie’. Le cose che ricevo non sono mai gravi, tipo ‘Mi ucciderò’. Capisco che vedere Justin possa essere un grande conforto per molte persone. Sentono che possono lottare per quello che provano e per chi amano.


Q: Ci sono cose che non puoi più fare a causa della tua notorietà?

R: Non posso camminare per la strada a testa alta. Non sono il tipo da cappello, ma lo sono diventato ora. Non voglio essere al centro dell’attenzione. Il mio portamento è cambiato. Cammino con la testa bassa e le spalle piegate. All’ improvviso mi comporto come se mi vergognassi di qualcosa.


Q: Esperienze spiacevoli con qualche fan?

R: Raramente, ma succede. Mi ha sempre imbarazzato e mi rattrista che alcune persone pensino che io sono Justin. Non lo sono. Capita che la gente mi parli ed io so che pensano di stare parlando con Justin. E’ dificile da spiegare. E’ una cosa veramente subdola. Mi fa sentire come se per loro Randy Harrison non fosse un essere umano.


Q: Eppure per molte persone tu sei l’immagine del giovane americano gay. E sei di sicuro il più giovane attore dichiarato che appare sulla copertina di The Advocate.

R: Mi rende orgoglioso e mi spaventa. Più di ogni cosa, io voglio essere un attore e voglio continuare a lavorare, e credo che sia pericoloso essere percepito come un ragazzo–immagine per qualcosa. È meraviglioso essere un attore dichiarato, ma io non ho mai avuto nessun interesse nell’attivismo. Come attore, tutti i miei progetti sono concentrati sul fare diversi lavori. È anche ironico. A parte il fatto che vado a letto con uomini, non mi sento quasi di far parte della comunità omosessuale, per qualsiasi motivo. Ho un gruppo di sei amici, due dei quali sono gay. Associo la comunità gay ad un sottoinsieme dei gay di cui io non faccio parte.


Q: Vuoi dire il sottoinsieme che è rappresentato in Queer as folk.

R: Sì.


Q: E tu non ti indentifichi con esso.

R: Semplicemente non sono uno del gruppo. È una cerchia di cui non ho mai fatto parte. Non è che io li identifichi negativamente. Un sacco di miei amici sono persone da club (ride). Non io. E’ strano rappresentare questo tipo di persona, proprio perchè io non sono così. Io non sono a mio agio nei club gay. Ed è proprio ironico che in qualche modo interpreti questo tipo di persona.


Q: Quindi che cosa provi quando vedi i tuoi amici vivere realmente alcuni dei problemi con cui il tuo personaggio si confronta nello show – l’uso di droga, i rapporti occasionali?

R: Spero che provino soddisfazione. Non emetto giudizi in nessun caso. So che ciò non mi rende felice. Ma mi chiedo che genere di vita avranno costruito quando arriveranno a 45 anni e non potranno avere nessun legame con le persone perchè sono così abituati al sesso effimero… Non lo so, non lo so proprio.


Q: Pensi che lo show stia lavorando per dare una risposta a questa domanda?

R: Non posso parlare per conto dello show. Non sono un autore; sono solo una pedina. Penso che il senso di comunità che hanno tutti i personaggi – questa è la risposta. Il fatto che abbiano trovato una famiglia nei loro amici. Questo dà spessore e significato alle loro vite. Non so per Justin; lui cerca sempre dei significati al di fuori delle sue relazioni con la gente. Io non penso che lui intrappolato nel discorso droga come lo sono molti altri.


Q: Sapendo quello che sai ora, che consiglio daresti ai tuoi colleghi attori non dichiarati?

R: A dire il vero ho molto più rispetto per le persone non dichiarate. Finisci per rivelare così tanto di te stesso perchè devi parlare della tua vita sessuale. Non dovresti essere forzato a parlarne. Non mi piacciono le persone che mentono. Ma se non ne parli, è come se tu fossi troppo femminuccia per parlarne, cosa che io non vorrei essere. Io direi ‘Fallo velocemente e tranquillamente all’ inizio della tua carriera.


Q: Ho letto che sei stato con qualcuno per tre anni.

R: Sono stato. Ma ora non più. E’ finita un po’ di tempo fa.


Q: Stai vedendo qualcuno ora?

R: Non parlerò di questo.


Q: Hai ancora due anni di contratto per Queer as folk. Firmeresti per una proroga?

R: No. Non perché io non ami lo show; voglio che finisca e voglio cominciare a costruirmi una carriera al di fuori dello show.


Q: Cosa pensi che farai dopo Queer as Folk?

R: Sono fiducioso nella mia capacità di mantenere una carriera. Non so se succederà facendo film indipendenti o spettacoli nel New England. Ho questa specie di immagine di me che scompaio per un po’ e riemergo dopo 5 o 10 anni di nuovo sulla strada. Vedremo.




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Tradotta da
Moniae redatta da Marcy

 
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