Domenica, 15 gennaio 2017
di: Michelle De Carion
Fonte: thesunshinestage.org
Tradotta da: Klaudia62
Redatta da: Marcy
Facevi già parte di Cabaret quando è arrivato a Miami lo scorso anno, giusto?
Sì, sono stato in tour con Cabaret da quando è iniziato nel gennaio del 2016. E' quasi un anno ormai.
Come ci si sente a essere in un tour per un lungo periodo di tempo? È faticoso o è ancora emozionante per voi?
Stiamo giusto per finire i due mesi di pausa per le vacanze. Ci siamo fermati prima di novembre, quindi saremo tutti super riposati quando ricominceremo lo show a Fort Lauderdale. E’ stata veramente una straordinaria esperienza l’interpretare un ruolo così a lungo... ed eseguirlo in aree del paese molto diverse, con sedi diverse e un pubblico sempre diverso. E' stato un modo incredibilmente profondo di conoscere uno spettacolo ed un personaggio. Si tratta di una parte estremamente emozionante e il pubblico è il mio vero partner di scena, in questo modo non è mai diventato vecchio da quando ho cominciato perché non so mai quello che starà per succedere quella notte.
Come hai ottenuto il ruolo di Emcee in Cabaret?
Ho fatto il provino. Conoscevo la produzione molto bene. Avevo visto lo spettacolo tre volte nel corso di questa versione. Ho visto Natasha e Allen recitarvi il primo anno in cui è andato in scena. Quindi sapevo come era lo spettacolo e mi era piaciuto. Quando è uscito agli inizi io ero troppo giovane e non ero giusto per la parte, quindi non ci ho nemmeno pensato. Ma poi, quando questo revival è arrivato e ho sentito che stavano per partire in tour ho davvero voluto presentarmi per la parte. Mi ero reso conto di essere diventato in qualche modo appropriato per la parte ed è un ruolo da sogno - è praticamente il musical perfetto. Così ho fatto l'audizione in modo aggressivo.
Hai definito Cabaret “il musical perfetto”. Perché dici questo?
Le canzoni sono straordinarie - sono classici motivi americani. Tutti conoscono “Maybe this time” , “Willkommen“ e “Cabaret” - sono canzoni incredibili. Ma anche il libro è una storia così azzeccata. E' sia molto divertente e che molto rilevante e straziante. La gente ama le canzoni, ma poi le vedono in un contesto preciso e le canzoni assumono anche un significato più profondo. In realtà è stato scritto in risposta al movimento per i diritti civili, ma hanno usato l'ascesa del Terzo Reich in Germania come parallelo per la discriminazione americana e le conseguenze del disimpegno politico. Ed è una storia ancora estremamente rilevante - soprattutto ora sia politicamente che socialmente. Ed è brillantemente strutturato. Ogni personaggio che vi appare è un grande ruolo - da ogni ragazza del “Kit Kat Club” ai ruoli di supporto e a quelli principali. Sono ruoli scritti in maniera così meravigliosa che sono divertenti da recitare e da affrontare con entusiasmo in quanto attore.
Perché pensi che lo spettacolo sia rilevante in questo momento?
Penso che lo sia in ogni periodo in cui un semi-dio stia per prendere il potere o abbia già il potere; ogni volta che il sistema politico usi l’odio e la paura, la maldicenza e la persecuzione delle minoranze religiose ed etniche per promuovere menzogne al pubblico; ogni volta che il discorso che viene accettato è orribilmente pieno d’odio e discriminatorio, questo spettacolo riguarda proprio le conseguenze di una società che permette che tutto ciò accada e [rappresenta] quanto velocemente si possa degenerare dallo scherzo, senza senso, all’ignorare un genocidio e penso che sia qualcosa di estremamente rilevante in America in questo momento. E’ qualche cosa su cui dobbiamo vigilare, essere consapevoli e combattere in modo aggressivo o queste cose aumenteranno fino ad arrivare potenzialmente ad un livello terribilmente distruttivo - se non ci sono già arrivate.
Quale tipo di impatto hai visto avere sul pubblico da questo show?
Ogni città è diversa e ogni tipo di pubblico è diverso, ma qualcosa che trovo estremamente potente dello show e di cui parlo anche con il pubblico alla fine è che un sacco di spettacoli che avvengono in un periodo storico diverso - come l'ascesa del Terzo Reich - si tendono a vedere a distanza. Quindi in qualche modo tu lo guardi e può essere un po’ didattico, e può crearsi una separazione tra il pubblico e la storia e si può dire, "Oh, è qualcosa che è successo tanto tempo fa." Ma la cosa sorprendente di Cabaret, e in particolare di questa produzione, è che esso coinvolge realmente il pubblico, elimina davvero la separazione tra attori e spettatori e fa in modo che il pubblico provi l’esperienza di come sia avvenuta l’ascesa al potere di Hitler e fa in modo che si senta parte di essa. Non è più qualcosa che è accaduto molto tempo fa, ma qualcosa che accade a persone che erano esattamente come te che vivevano in una società così simile alla tua, che avevano a che fare con questioni che erano del tutto pertinenti e attuali e con cui abbiamo a che fare oggi - lottando con problemi di soldi, di disoccupazione, di paura, di droga, di sessualità. Queste sono tutte cose che ci stanno sfidando, quindi penso che il pubblico lo veda e sia consapevole di come ci si sente, di quanto sia personale ed attuale. Credo che questa sia una storia che la gente pensa di conoscere ma poi, per il modo in cui questa produzione racconta la storia e la rende straordinariamente personale per il pubblico, ecco che viene capita in maniera più profonda.
Come reagisce di solito il pubblico al finale?
Lo spettacolo ha un drammatico colpo di scena. Per molti del pubblico lo spettacolo finisce e c’è questo momento in cui non vi è alcun applauso. Le persone rimangono stordite dopo lo show e si sente quanto in profondità il pubblico sia stato colpito, quanto si sia immerso nella storia di quello che successe in Germania.
Io posso dire che il finale mi ha lasciato totalmente scioccato. Ti colpisce davvero ed è così diverso rispetto a molti altri musical.
Mi piace questa cosa. In un certo senso sarebbe davvero irresponsabile raccontare la storia di quel periodo ignorando quello che tutti sappiamo essere successo. Quindi lo show non lascia che il pubblico sfugga a questo, e ho un profondo rispetto per i creatori dello show per essere riusciti a fare questa cosa. Raccontare una storia commovente sulla Shoah è un poco ipocrita.
Una battuta che per me spicca nello spettacolo è 'lascia i tuoi problemi alla porta'. Diresti che è quasi l'opposto di ciò che la gente dovrebbe aspettarsi? Che devono aspettarsi qualcosa di davvero intenso?
Non voglio che siano preparati. Gran parte del mio lavoro è quello di ingannare il pubblico. Cerchiamo di coinvolgere il pubblico in modo che più le persone si divertono inizialmente, e più si dimenticano la storia di quello che è successo in Europa negli anni '30 e '40, più straziante sarà la fine dello spettacolo. Vogliamo veramente che loro si sentano come i membri del “Kit Kat Club” che ignoravano ciò stava accadendo politicamente e che volevano solo divertirsi, fare festa e fare sesso - pensavano '”Eh, passerà. In altri quattro anni non avranno più potere. Non è importante.” Perché così saranno più coinvolti alla fine della storia. Quindi, in un certo senso, più ti lasci andare e ti diverti, più riuscirai a sperimentare la storia dello show esattamente nel modo in cui deve essere raccontata. Il mio lavoro è quello di far divertire tutti, di farli sentire sporcaccioni e sexy, di farli ridere inizialmente e poi tirar via il tappeto da sotto i loro piedi alla fine.
Il coreografo mi ha detto che la scena di “If You Could See Her” è come una mini versione dell’intero arco dello show. E’ divertente, divertente, divertente e leggera, e poi quell’ultima riga “lei non sembra per niente ebrea” ti fa capire di che cosa stiamo parlando e ti senti in colpa per aver riso all’inizio del numero. E penso che questo comprenda tutto quello che l’intera storia dello show dovrebbe essere - se facciamo bene il nostro lavoro.
Ma poi ci sono queste canzoni incredibili che sono leggere e divertenti e la gente le canticchia insieme a noi. Lo show offre tutto, ma alla fine, sì, è una storia sulla nascita del Terzo Reich e le conseguenze del disimpegno politico. Senza dubbio è un vero pugno allo stomaco alla fine.
Diresti che c’è la tendenza a produrre musical che siano più grintosi, oscuri e scioccanti
Credo che, con tutto quello che sta accadendo politicamente e socialmente, gli artisti si sentano in obbligo di parlare nella maniera più diretta, pertinente ed aggressiva che possono e di essere il più stimolanti ed impegnati possibile. Non è un momento in cui si può indorare la pillola per la gente. Non è il momento di essere accomodanti. E’ il momento di fare dell’arte che sia più personale, pertinente e aggressiva, stimolante ed impegnativa. Penso che questa linea si sia avvertita in molti modi e su diversi canali mediatici.
Cosa diresti alle persone che stanno pensando di venire a vedere Cabaret? Perché dovrebbero venire?
Direi, lasciate i vostri problemi alla porta! Venite e sappiate che avrete un sacco di divertimento. Sappiate che verrete messi in discussione e che ascolterete le migliori canzoni che siano mai state scritte per il teatro americano - canzoni che amate e conoscete, ma sappiate che le ascolterete in un contesto che non vi aspettate. Ascolterete momenti musicali sorprendenti, e vedrete momenti di danza stupendi, e ascolterete una storia che è intelligente e divertente, stimolante e profondamente rilevante.